
«Il mio scrittore preferito è mio fratello D.B., e subito dopo viene Ring Lardner. Mio fratello per il mio compleanno mi ha regalato un libro di Ring Ladner, subito prima che io andassi a Pencey. C’erano queste storie davvero pazze e divertenti, e c’era quella storia di quel poliziotto addetto al traffico che si innamora di una ragazza carina che corre sempre troppo in macchina. Solo che il poliziotto è sposato, così non può né sposarla né niente. Alla fine la ragazza muore, proprio perché corre troppo. Quella storia mi ha praticamente ucciso».
Il giovane Holden, J.D. Salinger
Ring Lardner non andava a genio solo al pestifero Holden Caufield. Le «storie davvero pazze e divertenti» che scriveva per le riviste con le quali collaborava piacevano anche ad una vastissima schiera di lettori che con il personaggio di Salinger non avevano proprio nulla da spartire. Uomini e donne della buona borghesia americana che ritrovavano nei suoi racconti quel grappolo indefinito di emozioni e sensazioni che provavano ogni giorno, una volta essersi chiusi alle spalle le porte delle rispettive case o in tutti quegli spazi sociali in cui, ieri come oggi, ci si prendeva le misure a vicenda, si facevano paragoni e si tiravano le somme delle proprie esperienze di vita. Un club per signore, la sala d’attesa di un parrucchiere, la tribuna di uno stadio durante una partita di baseball, una località di vacanza non proprio di lusso…
Il punto che interessa a noi, però, è che i racconti di Lardner non solo illustravano ciò che la letteratura di quegli anni stava lentamente portando alla luce, ma lo facevano con un taglio satirico che si accompagnava alla freschezza di un linguaggio nuovo. Una lingua per la prima volta americana. Autenticamente americana e contemporanea.
Ma chi era Ring Lardner? Chi era questo illustre sconosciuto intimo amico di Fitzgerald[1], tanto apprezzato sia dal virile Ernest Hemingway[2] che dalla sofisticata e britannicissima Virginia Woolf? Elio Vittorini ce ne offre un ritratto in miniatura nella piccola biografia scritta per l’antologia Americana, nella cui sezione “Il rivolgimento delle forme” troviamo Il dente, tradotto da Alberto Moravia, e Un magnate del teatro, tradotto da lui stesso:
«Nacque nel 1885 a Niles, Michigan, studiò a Chicago, si diede al giornalismo sportivo, poi, verso il 1917, cominciò a pubblicare racconti. Non scrisse che racconti. E un’autobiografia. Morì nel 1933, quando gli si era riconosciuta la funzione di scrittore satirico ufficiale».
Lardner il giornalista. Lardner lo scrittore satirico, dunque.
Ora, qui lo confesso: ho un debole per i giornalisti scrittori. Di Lardner, in particolare, mi piace il fatto che nonostante l’indubbio talento artistico non si prese mai troppo sul serio come scrittore di storie considerando i suoi racconti alla stessa stregua delle cronache con le quali si guadagnava il pane. Le considerava delle cose destinate a passare.
Prove di questa sua tendenza a trascurare il proprio archivio sono le vicende legate al modo in cui nacquero i suoi libri. Quando si trattò di raccogliere i racconti per farli uscire in volume, a cura di quel famoso Maxwell Perkins che grazie al recente film Genius molti di noi oggi collegano facilmente a Fitzgerald e Thomas Wolfe, Lardner fu costretto a chiedere in giro copie dei giornali sui quali erano stati originariamente pubblicati perché non ne aveva conservata nessuna copia. Questo l’uomo.
Tornando ai nostri giorni, invece, un sunto significativo dell’approccio di Lardner alla narrazione lo offre Prima di sposarti ero molto più in forma, raccolta di tre racconti che riprende nel titolo una frase tratta dal primo di questi, Una seconda luna di miele, la semplice “cronaca” del soggiorno estivo dei coniugi Charley e Lucy Frost in una località a buon mercato della California.
Già in questo primo racconto, apparentemente semplice, notiamo subito il mestiere di Lardner. Quel suo naturalissimo dare spazio ai personaggi, in questo caso a Charlie che è gli occhi, le orecchie, la mente e la voce narrante della storia. Charlie, infatti, è perfettamente verosimile. È un uomo anziano, che riporta i fatti esattamente come farebbe un uomo anziano, con le ripetizioni (quel suo «riesce sempre ad avere l’ultima parola» riferito alla moglie), i giri di parole e le fissazioni tipiche di un uomo della sua età.
La mano di Lardner qui non si avverte. Scompare per lasciare la sua creatura libera di instaurare con il lettore un legame che dura fino alla fine. Fino a quel suo complice e umanissimo «Ma adesso sta arrivando mia moglie, sarà meglio che chiuda».
La stessa abilità di giocare con il linguaggio la ritroviamo anche nel secondo racconto, Adesso e allora, in cui scopriamo un’altra voce altrettanto ben caratterizzata; quella di Irma, giovane sposa alle prese con le amare contraddizioni del matrimonio, uno dei soggetti più frequenti dei racconti a tema non sportivo di Lardner.
Piccolo capolavoro di spietata satira, Adesso e allora è costruito attraverso la successione cronologica delle lettere spedite da Irma all’amica Esther in due momenti diversi: durante il viaggio di nozze alle Bahamas e, tre anni dopo, nel corso della sua (demoralizzante) replica organizzata per festeggiare l’anniversario di matrimonio. Il lettore non può leggere le risposte di Esther e concentra quindi tutta l’attenzione su Irma, che appare tragicamente incapace di vedere le cose attorno a sé, ingenua fino all’inverosimile persino nelle situazioni più mortificanti.
Lardner in questo caso è spietato: ad ogni “meraviglioso”, “meravigliosamente”, “una meraviglia” che Irma scrive a Esther è come se la vedessimo sprofondare sempre più in basso. Le parole le si ritorcono contro. È la satira che si scrive da sola. La più potente. Quella che fotografa un fatto crudele ma vero: nonostante tutto, ognuno vede la realtà con i propri occhi. Non dico altro per non rovinare il finale a chi volesse leggere.
Bellissimo, anche se in modo diverso, è anche il terzo racconto, Anniversario. Una storia in cui prende il sopravvento la volontà di mostrare in maniera chiara e inequivocabile la cappa soffocante e spersonalizzante che rappresenta il matrimonio. Anche qui, però, mi fermo per non guastare il piacere della lettura.
Tirando le somme, in Prima di sposarti ero molto più in forma si riconosce quello che ad oggi è il principale lascito di Lardner: aver compreso che la sete di storie che avevano i lettori dei quotidiani e delle riviste di inizio Novecento poteva essere soddisfatta solo recuperando autenticità, solo cominciando finalmente a far parlare i personaggi come americani.
Virginia Woolf aveva intuito qualcosa del genere notando che Lardner scriveva le sue storie «often in a language which is not English». Quello che invece molto probabilmente non sapeva era che il suo lontanissimo collega aveva alle spalle chilometri e chilometri di strada fatta insieme ai giocatori di baseball di tutto il Paese. Non sapeva che Ring, da giornalista “embedded” al seguito delle squadre in trasferta, aveva seguito i giocatori nei ritiri pre partita, si era seduto accanto a loro nei pullman sui quali avevano viaggiato per ore e ore e aveva quindi avuto modo di abituare il proprio orecchio a decine di slang e ad altrettante parlate da contadinotti.
In quelle trasferte aveva insomma capito cosa rendeva vere le persone: la lingua che parlavano. E quella consapevolezza, intrecciata con uno humor pungente e con un’indubbia capacità narrativa, fu una scoperta che a modo suo contribuì a plasmare il canone delle short stories made in U.S.A. Le storie sulle quali si formò il gusto, tra gli altri, di Ernest Hemingway.
Il risultato più immediato fu che i campioni, veri e fantasiosi, di cui in seguito scrisse risultarono più autentici che mai. E non solo loro, ma anche i personaggi che nacquero fuori dalle colonne dei pezzi di cronaca. Lardner imparò a creare mogli, mariti, amanti, poliziotti, bambini, parrucchieri e molti altri tipi americani. Gente che suonava vera perché parlava americano. Finalmente.
[1] Lardner ispirò a Fitzgerald il personaggio di Abe North di Tenera è la notte.
[2] Hemingway utilizzò il nome di Ring Lardner Jr. come pseudonimo per firmare le sue cronache sportive sul giornalino scolastico. Il vero Ring Lardner Jr, invece, fu il figlio del nostro autore e vincitore di un Oscar nel 1943 per la miglior sceneggiatura per il film Woman of the year, con Katharine Hepburn e Spencer Tracy.