In Corpo a Corpo 1, Gabriela Wiener propone una serie di racconti che hanno come filo conduttore il corpo. In alcuni di questi, esattamente il suo corpo.
Peruviana, Gabriela ama definirsi una giornalista “specializzata nel ficcare il naso ovunque” e in questa raccolta lo dimostra nei fatti perché ficca il naso nelle situazioni più bizzarre, ma nonostante riporti esperienze molto singolari, e l’una molto diversa dall’altra, il suo approccio giornalistico rende la lettura molto fluida e mai pesante.

Corpo a Corpo è divisa in tre parti: Altri Corpi, Senza Corpo, Il Mio Corpo, e l’autrice è presente in ogni singolo racconto, o come narratrice o come protagonista diretta dell’esperienza. Nella prima parte, Altri corpi, la giornalista analizza ciò che succede al corpo degli altri quando vivono esperienze che possono essere ritenute fuori dalle convenzioni sociali. Ad esempio passando due giorni in casa di una famiglia poligama costituita da un uomo e sei donne uniti dalla pratica tantrica, stupendosi per la serenità delle mogli e per la rilassatezza della loro vita quotidiana.
In Trans, invece, si concentra su uomini e donne che dal Sudamerica si trasferiscono a Milano o a Parigi per prostituirsi trascorrendo effettivamente qualche giorno in casa con uno di loro. Il racconto della vita dei protagonisti rimane una delle cose più preziose di questa raccolta perché io immagino queste persone infelici nonostante per loro questo lavoro sia una e vera e propria opportunità di riscatto: sono perfettamente consci di cosa affronteranno in Europa e sono soddisfatti di poter togliere dalla povertà la propria famiglia di origine.
Interessante è il racconto Nella Prigione della tua Pelle dove la Wiener entra in un carcere di massima sicurezza peruviano fingendosi parente di un carcerato, ma paga in realtà un agente per andare a intervistare il tatuatore del carcere ritrovandosi tra i detenuti più pericolosi del Perù e imparando a interpretare il linguaggio dei tatuaggi sui loro corpi.
Infine c’è In viaggio con l’ayahuasca in cui racconta l’assunzione di ayahuasca, una pianta sacra agli sciamani peruviani con effetti allucinogeni soffermandosi sulle difficoltà incontrate per trovare lo sciamano giusto (a quanto pare trovare un buon sciamano non è banale).
E se nella seconda parte, Senza Corpi, Gabriela inizia timidamente a diventare la protagonista, è nell’ultima parte della raccolta che smette di ficcare il naso negli affari altrui e inizia a sperimentare sul suo corpo. Così passa dal diventare donatrice di ovuli in Addio, piccolo Ovocito, Addio sottoponendosi a una infinità di visite specialistiche e cure ormonali, al frequentare un locale di scambisti insieme al marito, o a esibirsi su un palco per una rappresentazione sadomaso.

La raccolta termina con le due esperienze che più sublimano il corpo: la nascita e la morte. In While you were sleeping Gabriela racconta in chiave giornalistica la sua gravidanza, riportando fatti e illustrando statistiche, senza quella patina edulcorata tipica dei racconti sull’argomento. Infine in Weekend con la Morte si focalizza sull’esperienza ultima della morte finendo in un ritiro in cui fa esperienza del sonno eterno attraverso l’ipnosi.
Un aspetto che ho molto apprezzato di Corpo a Corpo è lo stile. La Wiener scrive da giornalista, riporta i fatti senza far intendere alcun giudizio personale sulle storie che “riporta” e la scelta della prima persona singolare vuole probabilmente rimarcare il suo lavoro di testimone.
Non è molto chiaro se sia una semplice traduzione del suo primo libro, e quindi se i fatti riportati siano in parte frutto della sua immaginazione, oppure una collezione dei suoi articoli apparsi su riviste e giornali. Non ci sono molte informazioni a riguardo. In ogni caso ritengo che stia dimostrando di essere una degna rappresentante di una nuova generazione di giornalisti e scrittori sudamericani che raccontano non solo cosa è il Perù e in parte il Sud America oggi, ma analizzano la realtà facendola confluire nei suoi scritti, senza pretendere di aver un impatto politico su chi legge.
E in questo periodo di
polarizzazione dell’opinione pubblica, in cui ogni argomento diventa motivo di
scontro tra diverse fazioni politiche, è rassicurante sapere che ci sono ancora
scrittori che descrivono in maniera spudorata la vita quotidiana, senza
l’intento di creare odio tra le persone.