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Anche questo è un racconto

Tra mezz’ora e due ore in una singola seduta: secondo Edgar Allan Poe questo è il segreto che la forma del racconto breve ha per eccitare ed elevare l’anima del lettore. Poe afferma infatti che il breve tempo impiegato da chi legge racconti garantisce all’autore «… di realizzare la pienezza della sua intenzione». E se invece di mezz’ora l’autore impiegasse solo 5 minuti, per esempio il tempo di una canzone? Potrei ancora parlare di racconto? Secondo me sì. E scomodo Bob Dylan per dimostrarvelo.

Here comes the story of the Hurricane
The man the authorities came to blame
For somethin’ he never done
Put in a prison cell, but one time he could been
The champion of the world

Avevo 13 anni e avevo appena iniziato a studiare inglese. In quel periodo giocavo a riconoscere quante più parole possibili ascoltando canzoni inglesi alla radio. Un giorno alla radio ho ascoltato Hurricane, una canzone di Bob Dylan che racconta la storia di Rubin Carter, un pugile di colore di nome d’arte Hurricane, incolpato ingiustamente per il triplice omicidio commesso a Lafayett Bar (New Jersey) il 17 giugno 1966.

Pistol shots ring out in the barroom night
Enter Patty Valentine from the upper hall
She sees a bartender in a pool of blood
Cries out my God, they killed them all

Hurricane non era a Lafayett Bar, ma venne accusato ingiustamente del triplice omicidio per pregiudizio razziale.

To the white folks who watched he was a revolutionary bum
And to the black folks he was just a crazy nigger
No one doubted that he pulled the trigger

Il processo fu una farsa, tutto venne deciso prima.

All of Rubin’s cards were marked in advance
The trial was a pig-circus, he never had a chance
The judge made Rubin’s witnesses drunkards from the slums
[…]
How can the life of such a man
Be in the palm of some fool’s hand
To see him obviously framed
Couldn’t help but make me feel ashamed to live in a land
Where justice is a game

Hurricane fu scarcerato solo nel 1985, quando un giudice della corte federale sentenziò che non aveva ricevuto un processo equo. Con questa canzone ho iniziato a riflettere sul razzismo e su come questa storia fosse una degna rappresentazione del pregiudizio razziale che ancora anima molte aree degli Stati Uniti. E tutt’ora quando leggo notizie di aggressioni xenofobe ritorno sempre con la mente a HurricaneBob Dylan venne a conoscenza di questa storia  leggendo The Sexteenth Round, autobiografia che lo stesso Hurricane gli inviò dal carcere. La canzone fu pubblicata nell’album Desire del 1976  ed è sicuramente una delle canzoni più amate e conosciute di questo cantante.

Tra i meriti di Bob Dylan c’è sicuramente quello di aver ridato dignità alla poesia rendendola popolare attraverso le sue canzoni. Riuscì a dare una voce folk alla poetica della Beat Generation che fino ad allora si era espressa solo attraverso altre forme artistiche. Lo stesso Allen Ginsberg disse: «Vedere se la grande arte può essere realizzata per mezzo di un juke box costitutiva una sfida, e Dylan ha dimostrato che è possibile». Ma Bob Dylan è sempre stato cosciente della limitatezza che una canzone ha come forma espressiva rispetto alla poesia:

È difficile riuscire a essere liberi con una canzone – riuscire a farvi entrare tutto. Le canzoni hanno troppi limiti… Si possono modificare le parole e in parte anche la metrica, ma una struttura deve pur sempre esserci… Ecco perché scrivo un sacco di poesie, se questa è la parola giusta per indicare ciò che scrivo; la poesia può creare da sé la propria forma.

In Hurricane però riesce a dare forma a una storia d’ingiustizia e nei 5 minuti della canzone ci porta lì: durante gli spari nel locale, quando vanno a prendere Hurricane per portarlo in carcere, durante il processo, quando gli leggono la sentenza di condanna. Molte persone, compresa me, non avrebbero mai sentito parlare di Hurricane se Bob Dylan non avesse scritto questa canzone.

Tante volte pensiamo a una canzone come un motivetto da canticchiare sovrappensiero, ci fossilizziamo nel considerare ogni forma d’arte chiusa in compartimenti stagni separati indissolubilmente l’uno dall’altro. Bob Dylan è riuscito a «realizzare la pienezza della sua intenzione» in Hurricane (come scriveva Poe a proposito dei racconti brevi) perché in 5 minuti ci ha mostrato come i pregiudizi che permeano la nostra società possano portarci ad opinioni sbagliate. E Hurricane è la dimostrazione che anche una canzone può essere un racconto (per me). Scommettete che ve lo dimostro ancora?

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