Primo Levi scrive come se mettesse la realtà su un vetrino da microscopio, per poi osservarla man mano a ingrandimenti superiori. Nel frattempo, durante l’osservazione, compone un brogliaccio, un quaderno di laboratorio in cui registra dati ed eventuali singolarità. Il brogliaccio, per lo scrittore torinese, è la memoria.
