«Scrivere è la magia migliore che conosca».

Leggere libri sulla scrittura mi piace molto. Chi mi conosce lo sa, ma quando ne parlo con qualcuno un po’ più estraneo la domanda è sempre la stessa: «Vuoi cominciare a scrivere?». Nella mia mente lettore e scrittore sono ruoli che coincidono soprattutto in un senso (uno scrittore è sempre un lettore, un lettore non per forza dev’essere uno scrittore) ma per spiegare meglio il concetto mi aiuto parlando di magia. Io adoro gli spettacoli di magia e voglio essere in grado di saper distinguere un buon numero da uno mediocre; questo non fa di me una piccola Houdini in erba ma soltanto una persona che subisce il fascino delle illusioni. Anzi, mi allontana molto dall’idea di essere la protagonista del palco perché la mia aspirazione è continuare a meravigliarmi dalla mia poltrona in platea. E succede, succede lo stesso. Vi assicuro che, anche conoscendo i segreti del mestiere, alcuni scrittori non smetteranno mai di stupirvi. Tutto ciò che è razionale cessa di fronte a certe meravigliose connessioni e come disse Calvino: «nella lettura avviene qualcosa su cui non ho potere».
Se ci pensiamo bene, maghi e scrittori hanno molto in comune: sono artisti, intrattenitori, affabulatori nel senso più positivo del termine. I maghi organizzano gli spettacoli facendo uso di trucchi chimici o meccanici ma tutto si basa sulla destrezza delle mani. Allo stesso modo, gli scrittori hanno a disposizione diversi strumenti per costruire le storie che vogliono raccontare: conoscere l’attrezzatura e imparare a usarla è ciò che fa la differenza.
Autobiografia di un mestiere
L’ultimo che ho letto è On writing di Stephen King e credo che sia uno tra i libri “sul metodo” più validi in circolazione proprio perché non è il classico manuale di scrittura.
La maggior parte dei libri sulla scrittura sono pieni di scemenze. I romanzieri, sottoscritto compreso, non capiscono molto di quel che fanno, non sanno perché funziona quando va bene, non sanno perché non funziona quando va male.
Un bravo scrittore non è sempre un buon insegnante perché tutto dipende dall’approccio che ha con la scrittura: c’è chi ne fa una questione di disciplina e c’è chi crede che scrivere sia diretta conseguenza dell’ispirazione. King ha un modo scanzonato ma onesto e conciso di trattare il tema e il suo modo d’insegnare suggerisce un apprendimento indiretto, magari un po’ arcaico ma sempre efficace, del tipo: “Guarda come faccio io”.
Alla domanda: “Che cos’è On writing”, King risponde: «È il romanzo della mia vita, non perché la mia vita sia un romanzo, ma perché la mia vita è scrivere». Questi due aspetti, la vita e la scrittura, sono le due sezioni che compongono il libro. La prima parte, intitolata Curriculum vitae, è la sezione autobiografica; per gli amanti di King (e per gli amanti dei retroscena come me) è una lettura preziosa. Veniamo a sapere che libri che hanno ottenuto un successo strepitoso sono nati da fatti e coincidenze abbastanza comuni. Impallidireste a sapere quanto sia convenzionale l’evento che ha portato alla stesura di Carrie. E lo sapevate che quando si trasferirono a Stratford, nel Connecticut, Stephen e suo fratello Dave giocavano in un luogo molto simile ai Barren infestati da IT? Lo chiamavano “la giungla”; era una area selvaggia, attraversata da una ferrovia poco distante da una discarica; sotto mentite spoglie, la giungla appare spesso nei suoi romanzi.
King ha cominciato riscrivendo i fumetti che leggeva: aggiungeva alle illustrazioni qualche parola, rendendo l’atmosfera più o meno cupa, più o meno “dannata”, finché un giorno la madre gli disse che poteva fare meglio di così. “Scrivi una storia tua”. All’inizio si procede per imitazione e King non fa eccezione: affascinato da Edgar Allan Poe, scrisse una nuova versione del racconto Il pozzo e il pendolo che pubblicò sulla rivista che dirigeva al liceo insieme a suo fratello Dave. E poi, come si dice, il resto è storia: una storia fatta di lavoro quotidiano, di successi inaspettati e relazioni importanti, una brutta fase di dipendenza e un bruttissimo incidente.
La cassetta degli attrezzi di uno scrittore
Secondo King «l’attrezzatura è compresa nella confezione originale»: un cattivo scrittore non diventerà uno scrittore competente ma uno scrittore competente, con molto impegno, può diventare un bravo scrittore. La prima cosa da capire è che non esiste una Centrale delle Storie o un’Isola dei Best-Sellers sepolti; bisogna avere occhio, prestare l’orecchio e riconoscere le idee giuste quando si presentano (la Musa di King in realtà è un maschio, un essere non troppo attraente che va a nascondersi nei luoghi più angusti. Un “tipo da cantine” dice lui, perciò è uno che va stanato).
«Che cos’è lo scrivere? Telepatia, naturalmente». Scrivere è porre una domanda: “Vediamo la stessa cosa?”.
Nella seconda parte, Sullo scrivere, King definisce gli essenziali (un vocabolario di base e una buona conoscenza della grammatica) aiutandosi con esempi pratici e citazioni. Lo guardiamo imprecare contro chi utilizza gli avverbi e prendersi gioco della forma passiva, assistiamo alla sua disamina sui tre elementi che caratterizzano un testo (narrazione, descrizione e dialogo) senza dimenticare il ritmo e lo stile. Ricorre una specie di leitmotiv: fai attenzione alla storia; la storia è più importante del tema, più della trama. Più di tutto.
Il fine della fiction è di trovare la verità dentro la ragnatela di bugie della storia, non di macchiarsi di disonestà intellettuale andando a caccia di soldi. E poi, miei cari amici, non funziona. […] Scrivete di quello che vi piace, quindi infondetegli un’anima e rendetelo inimitabile aggiungendovi la vostra personalità, conoscenza di vita, amici, rapporti umani, sesso e lavoro.
Facile, no? La verità si raggiunge trattando i personaggi in modo onesto, lasciandoli parlare e agire con “naturalezza”, usando il linguaggio più adatto senza porsi troppi problemi di buone maniere. King ha un programma di lavoro preciso: scrive duemila parole al giorno – non esiste Natale, non c’è Pasqua. Cosa sono i weekend? – e legge dalle quattro alle sei ore, tutti i giorni; legge durante il pranzo, legge mentre corre sul tapis roulant, legge la sera sulla sua poltrona preferita. Su questo punto è molto chiaro: «Se volete fare gli scrittori esistono due esercizi fondamentali: leggere molto e scrivere molto. Non ci sono stratagemmi per aggirare questa realtà», nessuna scorciatoia.
L’attrezzatura è pronta, gli strumenti ci sono tutti. Adesso?
A questo punto si può cominciare a scrivere. Stiamo parlando di attrezzi e falegnameria, di parole e di stile… ma mentre procediamo farete bene a ricordare che stiamo parlando anche di magia.
Che lo spettacolo abbia inizio.