Cronaca di serendipità letteraria

Oggi sono qui a tentare di parlarvi di La luce smeraldo nell’aria, raccolta di racconti di Donald Antrim recentemente approdata in libreria per i tipi dell’Einaudi.
Donald Antrim, autore per me sconosciuto finora, è stata una piacevolissima scoperta nel piovoso ottobre romano. Cercherò di procedere in maniera ordinata per raccontarvi come l’ho incontrato.
Innanzitutto l’antefatto, ovvero la prova che il detto “non tutto il male viene per nuocere” si dimostra talvolta veritiero. Un treno in ritardo mi ha portato a cercare rifugio nella libreria della stazione, uno dei pochi baluardi accoglienti per un lettore che voglia far passare un po’ il tempo in attesa del ritardo successivo. Girovagando tra le pile delle novità la copertina di questo supercorallo, con una vignetta simpatica, ha saputo attirare la mia attenzione (un punto per l’editore) una rapida occhiata alla quarta di copertina permette di identificare il volumetto come una raccolta di racconti, che sembra esser stata particolarmente apprezzata dalla stampa oltreoceano (un altro punto a favore quindi).
Ora un piccolo inciso polemico: cari editori tutti è davvero necessario che qualunque nuova uscita in libreria debba essere accostata ad autori come George Saunders, Jonathan Franzen e David Foster Wallace? È proprio indispensabile tirare in ballo, ogni volta, il termine postmodernismo? Lo scrivo perché questi accostamenti inizio a trovarli (in buona compagnia di tanti altri amici lettori) un pochino forzati e messi lì tanto per vendere qualche copia in più. Rischiano però a sortire l’effetto opposto, soprattutto nella cerchia dei lettori più attenti. Fine della piccola invettiva (che conta come un punto in meno nella mia personale tabella mentale dove decido se investire i miei risparmi in un “acquisto libresco al buio”).
Le premesse sembrano tutto sommato buone, ma non ancora abbastanza per convincermi all’acquisto. Metto quindi in pratica la mia collaudata strategia per evitare acquisti deludenti: mi appunto il nome del libro e verifico se è presente su Medialibrary (la rete bibliotecaria nazionale di prestito di ebook, un sevizio utilissimo che non mi stanco mai di pubblicizzare) in modo da poterlo prendere in prestito e valutare successivamente se comprare o meno il cartaceo.
Check effettuato, il libro c’è ed è pure disponibile, ed io ho lo smartphone carico e un viaggio in treno da far passare. Già dal primo racconto mi accorgo che la buona impressione che m’aveva fatto la copertina si dimostra confermata dal contenuto del libro. Per i successivi tre giorni dedico il mio tempo libero a questa piacevolissima raccolta di racconti. Cosa offre quindi al lettore Donald Antrim con La luce smeraldo nell’aria?
Ambientazione americana, che spazia delle affollate metropoli modaiole a paesaggi più bucolici abitati da individui che vivono ai margini della società. In questo scenario si muovono protagonisti pieni di problemi, adulti insoddisfatti che provano loro malgrado a trovare un senso in quello che fanno nella vita. Un mondo di individui psicologicamente fragili, sempre sull’orlo del collasso e che si aggrappano a quello che possono per non cadere nel baratro, ricorrendo spesso ai farmaci e all’alcool per tirare avanti.
Ma dopo qualche altro bicchiere i suoi pensieri imboccarono un ben noto vicolo cieco. Chi voleva prendere in giro? Come avrebbe mai potuto avere anche solo una di quelle cose? Perché non sapeva impossessarsi delle ricchezze del mondo? Perché lui e Jennifer non erano mai andati a ballare, Cristo santo? Che progetti avevano? Si vedevano, s’infilavano a letto, scendevano al volo dal letto, si salutavano… era innamorato? E lei? O scopavano e basta? Dovevano essere grati di tante cose, davvero tante. Lui aveva lei e lei aveva lui.[1]
La grandezza dell’autore sta nell’aver saputo descrivere in modo superbo le difficoltà che i suoi personaggi incontrano nel gestire i rapporti con le persone care. Difficoltà che nascono dal non saper convivere con se stessi e con quello che si è o non accettando quello che si è diventati.
Questi racconti mi hanno ricordato un grafo, una figura matematica che viene spesso assunta come simbolo di una rete. Si presenta alla vista come un insieme di punti detti nodi (o vertici) e di linee che li congiungono, dette archi. I protagonisti dei racconti di Antrim sono come tanti nodi che fatichino a trovare il modo di connettersi tra loro. Tanti archi potenziali ma mancati. Personaggi fondamentalmente soli, anche quando sono parte di una coppia, che un po’ per inettitudine e un po’ per auto sabotaggi messi in atto più o meno consapevolmente non riescono a relazionarsi con le persone che li circondano e non riescono a tenere saldo il timone delle proprie vite. In tutti i sette racconti che compongono questa raccolta (che, come ci avverte l’editore, sono presentati in ordine cronologico per poter meglio apprezzare l’evoluzione dello stile dell’autore) i protagonisti accomunati dalla consapevolezza di avere un problema e di non avere i mezzi per poterlo risolvere. Per alcuni questo significherà continuare ad ignorarlo, mascherandosi dietro giustificazioni di qualche tipo, mentre in altri racconti, i più belli, il protagonista riesce ad individuare un lumicino di speranza che forse saprà illuminare il pur difficile percorso che lo porterà all’uscita del tunnel.
La luce smeraldo nell’aria è un piccolo gioiellino che merita sicuramente il tempo investito nella lettura (poco tra l’altro, 124 pagine in ebook, 157 nella versione cartacea). Siccome la vita di un lettore è fatta anche di personalissime manie, in omaggio al metodo di valutazione che ho utilizzato (e come rito propiziatorio per la prossima volta) acquisterò sicuramente una copia cartacea da inserire nella libreria, perché voglio che questa raccolta rimanga nella mia collezione.
Con La luce smeraldo nell’aria Donald Antrim ci accompagna in un universo contemporaneo fatto di incertezze, paranoie, ossessioni e paure paralizzanti. Il meccanismo di immedesimazione funziona, perché le ansie dei protagonisti sono le stesse che potremmo provare noi, e che rendono questi racconti “veri” e indimenticabili.
[1] La citazione è tratta dal racconto “Consolazione”.