Di Federico Iarlori
«Lo scioglimento dell’intreccio e il finale del testo giocano a un invisibile tira e molla. Se prevale il primo, la struttura tenderà a Poe. Se prevale il secondo, tenderà a Čechov. Se finisce patta, lì c’è qualcosa di nuovo».

Questo è uno dei “comandamenti” che Andrés Neuman ha inserito nel quarto Dodecalogo di uno scrittore di racconti – che l’autore non chiama decalogo «per evitare l’assurda perfezione del dieci» –, pubblicato alla fine della sua raccolta Le cose che non facciamo (SUR), uno dei libri che – come ho già scritto altrove – mi sono piaciuti di più nel 2016. Difficile negare che in effetti ci abbia provato, lo scrittore argentino, a fare qualcosa di nuovo. In parte ci è riuscito. Di sicuro non ha avuto paura di sperimentare.
Autentico laboratorio della forma breve, questa raccolta di testi abbraccia una grande quantità di forme e di stili differenti. Jorge e Ruth, ad esempio, i protagonisti di Una riga sulla sabbia, li vedrei bene dialogare a teatro con una messa in scena in stile beckettiano, mentre i personaggi e l’atmosfera di Una sigaretta sembrano provenire direttamente da un film di Tarantino. Una sedia per qualcuno, un racconto breve in cui l’autore lavora molto per sottrazione, è praticamente una poesia in prosa, mentre Dare alla luce, un testo in cui non viene usato neanche un punto fermo, è un perfetto esempio di flusso di coscienza, anche se a mio avviso il risultato non è esaltante.
È molto più riuscita, invece, la conversazione telefonica senza virgolette di Fuori non cantavano gli uccelli, così come funzionano molto bene le incursioni dell’autore nei generi del racconto umoristico (La prova d’innocenza), surreale (L’hotel del signor presidente, che è una storia bellissima dagli inconfondibili accenti buzzatiani) o di quello metaletterario (i racconti della sezione Fine e principio del lessico).
Ma un filo conduttore stilistico esiste. Se, come scrive Neuman nel racconto Teoria della stesura, «l’estetica sarebbe il contrario della descrizione», si può dire che i suoi sono racconti “estetici” e quindi anti-descrittivi: mancano quasi sempre i riferimenti geografici e temporali e dei personaggi conosciamo quasi sempre solo il nome e quasi mai riusciamo a identificarli fisicamente. Sono pura interiorità, pura psicologia, a tratti sono pura psicanalisi – un tema che ritorna più volte nel libro, influenzandone in parte anche la forma. Anche i finali testimoniano il disinteresse dell’autore nei confronti della trama: sono sempre aperti, più o meno riusciti (vedi quello de L’hotel del signor presidente rispetto a quello di Una riga sulla sabbia), più o meno ambigui (vedi quelli di Una sedia per qualcuno e Dopo Elena), ma sempre efficaci.
Esistono anche dei fili conduttori tematici, che sono i rapporti interpersonali –all’interno di una coppia, tra genitori e figli oppure tra amici –, ma soprattutto il tema della morte, che in un modo o nell’altro aleggia in quasi tutte le storie della raccolta. C’è chi della morte ha paura (Madre di spalle), chi ne ha un ricordo preciso (A piedi nudi), chi l’ha rimossa (Juan, José) e chi la desidera per se stesso (Un suicida ridanciano o Fuori non cantavano gli uccelli). A volte, la morte arriva in diretta alla fine di una tortura (Una sigaretta) o di una fucilazione (Passato per le armi), altre volte viene evocata dalle parole di un omicida (Monologo del mostro).
Volendo prendere in prestito le parole che l’autore ha usato nei suoi dodecaloghi, potremmo dire che i racconti di Neuman «accadono sempre adesso», che «i personaggi non si presentano: agiscono», che «l’atmosfera può essere la cosa più memorabile della trama», che «la voce del narratore è talmente importante che non è sempre bene che si senta». Ciò rende la raccolta di Neuman un piccolo gioiello di coerenza, oltre che di leggerezza e precisione stilistica. Talmente equilibrato e piacevole che sembra scritto da qualcuno che ha assunto per osmosi le Lezioni americane di Calvino. Non solo una lettura scorrevole, originale e a tratti divertente, ma anche un prezioso e imperdibile manuale di scrittura breve.
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Federico Iarlori ha pubblicato L’ora del bucato sul primo numero di Tre racconti. Per leggerlo, puoi scaricare il Pdf disponibile qui. Per sfogliare la rivista, invece, clicca qui.