Radicalized, Radicalizzati. Il titolo del terzo dei quattro racconti della raccolta, oltre della raccolta stessa, lascia già presagire l’atmosfera che si respira nell’ultima fatica letteraria di Cory Doctrow, uscita per Mondadori lo scorso febbraio. Con questi racconti ci addentriamo infatti nel territorio della speculative fiction o narrativa speculativa: prendete un avvenimento o un fenomeno in atto, estremizzatene le possibili conseguenze e proiettate la storia in un futuro molto prossimo dai contorni vagamente inquietanti, aggiungete giusto un pizzico di distopia e otterrete la ricetta che sta alla base delle quattro storie di questa raccolta. Una fantascienza che affonda le radici nella realtà, come per i racconti di Pechino Pieghevole, di cui avevo scritto in un precedente articolo.

Che Cory Doctorow fosse un autore con un piglio particolarmente battagliero lo avevo già imparato tra i banchi dell’università leggendo il suo Content1,tra i libri consigliati per un esame. Si tratta di un volume che raccoglie una serie di articoli sul tema appunto del contenuto, in particolare nella sua accezione di contenuto digitale, che affrontano temi legati al copyright e alla creatività, e a come trovare l’equilibrio tra protezione del diritto d’autore e libertà della circolazione delle informazioni.
Doctorow prova con i suoi articoli a offrire al lettore un punto di vista su come occorre ripensare la contemporaneità alla luce delle innovazioni tecnologiche, e lo stesso fa con la sua raccolta di racconti.
Il primo dei quattro racconti contenuti in Radicalized si intitola Pane non autorizzato. Ha come protagonista Salima, una giovane donna rifugiata che vive in una Boston futuristica. Salima può ottenere per legge un alloggio a prezzo di favore, e il sistema che i costruttori hanno trovato per recuperare dei mancati introiti è quello di fornire dei particolari elettrodomestici iperconnessi, programmati per funzionare solo con particolari prodotti autorizzati (dal tostapane alla lavatrice, ogni elettrodomestico ha la marca autorizzata e non funziona con le altre), il tutto naturalmente comodamente consegnato a domicilio:
La consegna era compresa nel prezzo, oppure avrebbe potuto fare compere da sé nei negozi autorizzati, ma in quel caso non poteva escludere il rischio di acquistare qualcosa di non compatibile con il suo modello; sembrava consigliabile, sotto ogni punto di vista, fare la spesa comodamente dalla sua cucina.
Quando le aziende produttrici iniziano a fallire e gli elettrodomestici a non funzionare più Salima si trasforma in una provetta hacker, iniziando a dare una mano ai vicini ad aggirare le limitazioni imposte dalla tecnologia. E mettendo sé stessa in una pericolosa situazione di illegalità. La narrazione alterna il racconto della vita della protagonista a quello del suo passato, e delle difficoltà e piccole umiliazioni che ha dovuto affrontare come richiedente asilo in uno stato che non manca di far pesare il fatto di aver offerto accoglienza. La lotta alla tecnologia si trasforma presto in lotta sociale, e una metafora della condizione nella quale sono costretti la protagonista e i suoi conoscenti, considerati inquilini di serie b, e costretti a subire come piccole e grandi vessazioni, come non poter nemmeno accedere agli ascensori se questi sono necessari agli inquilini dei piani ricchi. Salima arriva a interrogarsi sul perché il sistema permetta certe disparità, mettendo sul piatto sia le ragioni degli inquilini che quelle delle aziende e domandandosi in riferimento alla sua attività di hacking perché «se lo faceva lei era un crimine, se lo metteva in vendita un’azienda era un prodotto». La risposta è «La sezione 1201 del Digital Millenium Copyright Act del 1998», che vieta agli utenti di aggirare i blocchi che i produttori inseriscono negli aggeggi tecnologici per evitare che i sistemi vengano modificati.
I guai di domani hanno radici nelle scelte fatte ieri insomma, questo è il messaggio di fondo della storia di Salima.
Il secondo dei racconti, Minoranza Modello, tocca ancor più da vicino temi contemporanei. Protagonista del racconto è il supereroe American Eagle (Superman, ma con un nome diverso) che interviene per difendere un afroamericano da un abuso da parte di un ufficiale di polizia. I riferimenti contemporanei mi paiono più che ovvi.
La situazione nel Paese degenera in breve tempo, e proteste scoppiano in tutti gli Stati Uniti. Il protagonista è accusato da una parte di proteggere criminali e terroristi e dall’altra di non aver mosso mai un dito per aiutare la causa nei decenni in cui ha vissuto nel Paese, celebrato da tutti come eroe nazionale. Il racconto alterna la narrazione delle vicende ai dilemmi morali che affliggono il supereroe. Lo stesso cittadino salvato dal American Eagle non è troppo contento di essere finito al centro dell’attenzione pubblica, con tutte le pericolose conseguenze che comporta.

C’è anche Batman (con un nome diverso, ma è lui) nel racconto, Doctorow infatti prende a piene mani anche dalla cultura pop oltre che dai fatti di cronaca. Viene presentato come amico di American Eagle, ma allo stesso gli si contrappone cercando di dissuaderlo dal tentare di perseguire un ideale di giustizia irraggiungibile nella società contemporanea. L’eroe miliardario infatti protegge i cittadini dai criminali, ma possiede anche un fiorente business di vendita delle armi, contribuendo quindi con una mano a creare il caos che combatte con l’altra.
Anche in questo racconto la tecnologia ha un ruolo chiave, infatti i poliziotti ricevono dati sulle zone da pattugliare da un algoritmo che calcola in base a dati statistici quali quartieri siano più o meno a rischio. Naturalmente l’algoritmo basa i suoi calcoli solo sui dati che gli vengono dati in pasto, e quindi i suoi suggerimenti non sono propriamente quelli di una fredda macchina calcolatrice. Nessuno però è veramente al sicuro dalle banche dati digitalizzate, nemmeno i supereroi, e non basta sostituire un mantello con un paio di occhiali per tenere lontano gli sguardi indesiderati:
Hai sempre creduto di dover operare in incognito per proteggere i tuoi cari dai criminali e dalle spie straniere. Ma quando devi proteggerti dal tuo stesso governo, il modello di rischio cambia completamente, e il momento giusto per cambiare approccio è, oh, circa cinquant’anni fa.
L’American Eagle uscirà amareggiato e deluso da tutta la vicenda, dopo aver perso credibilità nei confronti della popolazione ed essere costretto ad allontanarsi dalla scena pubblica, vedrà avverarsi la profezia che gli aveva fatto dal carcere l’uomo che aveva salvato:
Non gli manca molto, sa, per capire che l’essere bianco è qualcosa che ti viene attribuito dagli altri. Una persona è bianca se la bianchitudine le viene attribuita dalla bianchitudine generale. Comincia prima della nascita e continua dopo la morte. E tutto quello che ti dà, può portarselo via. Non credo che lei possa capire, signor Eagle, ma lei è bianco solo per gentile concessione; resterà sempre un omino verde travestito da bianco. Le sembrerà incredibile la velocità con cui potrà essere de-bianchizzato. Lei è il primissimo immigrato clandestino.»
Nel racconto successivo, Radicalizzati, la vita di Joe, il protagonista, viene sconvolta quando scopre che la moglie ha un cancro, e che l’assicurazione non intende pagare per una terapia sperimentale che potrebbe potenzialmente salvarle la vita.
Joe inizia a frequentare un forum di sostegno con persone che stanno subendo la sua stessa tragedia, e dove scopre che sono in molti ad avere qualcosa contro le assicurazioni sanitarie. Gli animi si accendono sempre più e ben presto dalle parole si passa ai fatti, con una serie di attentati che iniziano a sconvolgere gli Stati Uniti e che hanno come obiettivo assicuratori e lobbisti, colpevoli di mettere il denaro davanti alla salute delle persone.
Dei racconti della raccolta questo è probabilmente il meno distopico. Dei rischi connessi a un mezzo di comunicazione potente come internet, che può potenzialmente mettere in contatto un gruppo di persone con idee pericolose con conseguenze disastrose, abbiamo avuto un assaggio nella cronaca recente, senza bisogno di scomodare la fantascienza.
Il titolo dell’ultimo racconto è un omaggio a Edgar Allan Poe, la maschera della morte rossa. Al posto del palazzo di Prospero c’è un bunker ben rifornito di armi e provviste dove Martin, il megalomane protagonista, intende rifugiarsi assieme a trenta eletti per sopravvivere a una terribile epidemia che sconvolge il mondo. Martin, ricco investitore ha ben chiaro il posto che dovrebbe occupare nel mondo, e quello che dovrebbero occupare tutti gli altri.
Non era certo la prima volta che una civiltà sorgeva e crollava. L’umanità doveva collaborare, ma l’inferno erano gli altri. Quando i superiori erano alla sommità della piramide, tutto funzionava al meglio: convincevano le persone razionali, blandivano quelle testarde e, a dirla tutta, costringevano le altre con la forza. Ma era per il bene comune. Se invece in cima fossero saliti i perdenti, i deboli, avrebbero soltanto guidato tutti verso la catastrofe. Martin aveva sempre avuto una cosa ben chiara, nella vita: i deboli erano al timone della nave, e l’avrebbero fatta schiantare.
Le previsioni del protagonista, che immagina di ricostruire una civiltà dove un pugno di eletti con qualità eccezionali governerà tutti gli altri, non vedranno mai la luce. Non saranno infatti gli individualisti a prevalere, ma le comunità dove gli individui collaborano tra loro tendendosi la mano.
Quello che credo sia è il messaggio dei racconti di Cory Doctorow e della sua narrativa speculativa, gettare uno sguardo preoccupato al futuro per capire cosa possiamo migliorare oggi per evitare che il domani sia peggiore. Le tematiche affrontate affondano le radici nei problemi e nelle contraddizioni della società contemporanea, soprattutto quella americana, e credo che queste storie assolvano bene al compito che si propone qualunque tipo di narrativa che aspiri anche ad essere impegnata: lanciare un messaggio di allerta e invitare il lettore a tenere gli occhi aperti.
Siamo sempre a un passo da una possibile catastrofe, evitarla dipende da noi.