Il suo corpo e altre feste

I racconti di esordio di Carmen Maria Machado

Da pochissimo in libreria per i tipi di Codice Edizioni la raccolta di racconti Il suo corpo e altre feste, esordio letterario della scrittrice statunitense Carmen Maria Machado. I racconti di questa raccolta erano già apparsi in diverse riviste letterarie come Granta, Strange Horizons, American Reader e altre, sono stati ora riuniti in un unico volume, per l’edizione italiana nella traduzione di Gioia Guerzoni, che propone al lettore una nuova voce molto interessante e con tutte le premesse giuste per soddisfare i palati dei più esigenti tra gli amanti della letteratura fantastica. Per rimanere nell’ambito della metafora culinaria gli ingredienti che utilizza Machado sono quelli della letteratura di genere: fantastica, horror, ma anche erotica, sperimentando un po’ e raggiungendo risultati sicuramente originali.
As usual provo a raccontarvi il mio percorso di lettura attraverso questo libro, che vi anticipo subito è stato ricco di sorprese piuttosto piacevoli.

Carnalità e corporalità

Uno dei fil rouge che caratterizzano questi racconti è quello del corpo; presente in tutti i racconti e vero e proprio protagonista di alcuni, il rapporto con esso dei personaggi muove riflessioni su temi delicati e profondi, senza scadere in considerazioni banali o stucchevoli.  

Immagine di manichini femminili
Photo by Pierre BEST on Unsplash

Ne Il nastro, il primo dei racconti della raccolta, la protagonista ha un misterioso nastro attorno al collo, l’unica parte del suo corpo che a nessuno è concesso violare (né al marito al quale pure viene permesso quasi tutto, e né al figlio nonostante l’amore totale e assoluto proprio della condizione di madre). Fino al colpo di scena finale che dona alla storia una svolta inaspettata. Il racconto si distingue anche per alcune trovate originali, che donano un ritmo piacevole e scorrevole alla lettura. La prima: la protagonista e narratrice in numerosi punti si rivolge direttamente al lettore, fornendo consigli nell’eventualità che il racconto venga letto a voce alta. Quelle che iniziano come semplici note di colore utili a descrivere meglio l’ambientazione si trasformano ben presto in precise pennellate che aiutano a spezzare la narrazione con immagini e associazioni impreviste, catturando di colpo l’attenzione di chi legge:

Se state leggendo questa storia ad alta voce, date un coltello agli ascoltatori, e chiedete loro di tagliarvi la parte tenera di pelle tra l’indice e il pollice. Dopo, ringraziateli.

e ancora:

Se leggete questa storia ad alta voce, preparate una lattina piena di centesimi. Quando arrivate a questo punto, scrollatela forte davanti alle persone più vicine. Osservate la loro espressione di paura e sorpresa, e poi di fiducia tradita. Notate che non vi guarderanno mai più esattamente allo stesso modo per il resto dei vostri giorni.

La seconda: procedendo nel suo racconto la protagonista racconta molte storie, utili anche in questo caso a dare ritmo alla narrazione, come stimolo alla riflessione e ad aprire a punti di vista diversi. Un esempio tra tanti: «Le spose fanno sempre una brutta fine, nelle storie. Le storie fiutano la felicità e la spengono come una candela».

Carnalità e corporalità sono anche protagoniste del terzo racconto della raccolta, Madri, storia della storia d’amore di due donne e di come una figlia inattesa abbia portato a nuovi equilibri e vecchie angosce.

Non voglio lasciare la stanza, non voglio dormire. Ho paura che se mi addormento, al risveglio Mara sarà sparita, e nel silenzio l’entropia avrà il sopravvento e le mie cellule si espanderanno finché non sarò tutt’uno con l’aria. Se mi distraggo anche solo per un secondo, quando mi volterò di nuovo ci sarà solo un ammasso di coperte e cuscini, un letto vuoto come non mai. Se sbatto le palpebre potrebbe dissolversi tra le mie dita, e ancora una volta ci sarei di nuovo io e basta: sola, indegna.

Il rapporto delle madri con le figlie è un altro dei temi molto presenti nella raccolta di Machado, come in Otto bocconi, racconto distopico dedicato al tema dei disturbi alimentari. Il corpo è in questo caso il protagonista assoluto:

Diceva sempre che bastano otto bocconi per capire cosa stai mangiando. Anche se non aveva mai contato ad alta voce, sentivo gli otto bocconi chiaramente come se il pubblico di un quiz stesse facendo il conto alla rovescia, gridando trionfante, e dopo uno metteva giù la forchetta, anche se aveva ancora il piatto pieno. Non era una che perdeva tempo, mia madre. […] Visto che otto bocconi per il mio corpo non funzionavano, avrei fatto funzionare il mio corpo con otto bocconi.

In una scena successiva a questa la protagonista, ormai madre, ha un colloquio telefonico con la figlia, in cui i conflitti interiori e le paure sono sempre vive:

Detesti il mio corpo, mamma?» dice. La sua voce si spezza per il dolore, come se stesse per piangere. «Il tuo lo detestavi, è chiaro, ma il mio è uguale a com’era il tuo, quindi…»
«Smettila.»
«Ti sei convinta che sarai felice, ma questo non ti renderà felice» dice.
«Ti voglio bene» dico.
«E vuoi bene a ogni parte di me?»

Passaggi come quelli che vi ho appena riportato e personaggi cesellati con cura sono una combinazione vincente, e un altro dei punti a favore dei racconti di questo libro.

Tra sperimentazione e divertissement intellettuale

Carmen Maria Machado nei suoi racconti si diverte a sperimentare, sia con il linguaggio sia con la struttura della narrazione. È un bene che ogni tanto qualche autore esordiente si ricordi di farlo e in questo caso i risultati finali mi sembrano tutti piuttosto riusciti. Emblematico il racconto: Particolarmente esecrabili 272 visioni di Law&Order: Unità vittime speciali, nientemeno che una riscrittura, naturalmente per sommi capi, delle prime 12 stagioni del popolare telefilm poliziesco. Machado è riuscita a innestare in questa serie TV prettamente poliziesca un filone horror/weird, che ci appassiona puntata dopo puntata, proprio come farebbe un vero telefilm. Anche qui le descrizioni spesso non sono puntuali e particolareggiate, ma hanno piuttosto il compito di offrire al lettore suggestioni: «La maledizione del secondo anno»: La seconda volta che la squadra di basket insabbia un omicidio, il coach decide che ne ha avuto abbastanza. O ancora: «Limitazioni»: Stabler scopre che anche New York finisce.

horror
Photo by Vidar Kristiansen on Unsplash

La residenza, il settimo della raccolta, è un omaggio al racconto gotico-psicologico, alla Shirley Jackson per intenderci. Credo che Carmen Maria Machado si sia divertita a scriverlo almeno quanto io mi sono divertito a leggerlo. L’atmosfera è curatissima ed evocativa, lo schema è molto classico: un gruppo di personaggi (in questo caso artisti di diversi generi) isolati dal mondo in un contesto solo apparentemente idilliaco. Una perla, dedicata (soprattutto l’ultima frase!) a tutti voi aspiranti scrittori sintonizzati all’ascolto:

«Per fare l’artista» interruppe Diego cambiando argomento, «devi essere pronto ad avere un ego e a puntarci tutto.»
Anele scrollò la testa. «Devi lavorare sodo. L’ego crea solo problemi.»
«Ma senza ego» disse Diego, «la scrittura diventa scribacchiare su un diario. L’arte diventa uno scarabocchio. L’ego richiede che quello che fai sia abbastanza importante da farti guadagnare dei soldi per lavorarci.» Indicò con un gesto l’hotel intorno a noi. «Richiede che quello che dici sia abbastanza importante da essere pubblicato o mostrato al mondo.»

Sono felice di aver letto questa raccolta. Il genere fantastico/horror è tra quelli che preferisco, e Machado è riuscita a trovare un non facile equilibrio tra il soddisfare le aspettative del lettore medio di questo tipo di racconti e la ricerca di originalità e innovazione. Consigliato per rinfrancarsi dalla calura estiva, per qualche brivido sotto l’ombrellone ma anche per meditare in spiaggia con il sole che tramonta.

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