Calendimaggio di William Faulkner

(Una storia d’amore scritta e illustrata per la donna del cuore)

Arriva un momento in cui io devo parlare di William Faulkner. Di solito succede quando il mio interlocutore mi concede un po’ di margine rispetto al tema principale del discorso, e allora cerco un appiglio per citare un autore che per me è fondamentale. Ma so di non poterne parlare a cuor leggero perché la narrativa di Faulkner non è così accessibile; non che gli interessasse, essere comprensibile, impegnato com’era a tirare fuori l’essenza della vita dalle parole che per lui erano «carne, sangue e pane». Per Faulkner la scrittura era: «99%  talento, 99% disciplina, 99% lavoro», e non c’era spazio per altro. Non rilasciava dichiarazioni, non leggeva le recensioni dei giornalisti, rideva di tutti i critici che provavano a tracciare “profili sociologici” dei suoi personaggi. Se gli capitava di esprimersi in pubblico, diceva quello che pensava senza mezzi termini. Sul conto di Hemingway, per esempio: «Non ha coraggio, non ha mai rischiato. Non ha mai usato una parola che il suo lettore dovesse andare a cercare sul vocabolario». Oppure, in un’intervista del 1956 per il The Paris Review, quando Jean Stein chiese: «Alcune persone dicono che non riescono a capire la sua scrittura, anche dopo averla letta due o tre volte. Quale approccio si sente di suggerire?». La risposta di Faulkner fu: «Read it four times».

Eppure questo è un ritratto che lascia molto fuori dalla cornice del quadro. In realtà Faulkner non voleva correre il rischio di diventare un personaggio perché era dell’idea che lo scrittore debba essere soltanto un veicolo per la propria arte. Perciò, quando arriva il momento in cui io devo parlare di William Faulkner, propongo una versione inedita e più umana dello scrittore americano. Comincio a raccontare una fiaba. «Conosci Calendimaggio?».

Un passo indietro.

William (Cuthberth) Faulkner nasce a New Albany, in Mississippi, il 25 settembre del 1897 da Murry Falkner[1] e Maud Butler, ed è il primo di quattro figli. Dopo qualche anno, la famiglia si trasferisce ad Oxford e Will, diventato adolescente, comincia a lavorare nella banca del nonno, si appassiona alla letteratura e scrive le prime poesie. «Sono un poeta fallito», ripeteva spesso. Nel 1916 frequenta Estelle Oldham, un’amica d’infanzia, ma la famiglia di lei ha in mente un partito migliore. Nel 1918 Estelle sposa Cornell Franklin, un giovane laureato in legge. Faulkner si arruola nella Royal Air Force canadese e nel 1925 va a vivere a New Orleans dove trova lavoro come impiegato all’ufficio postale e conosce la scultrice Helen Baird.

Mayday è un libro che William Faulkner scrisse, illustrò e rilegò personalmente per Helen Baird. Nell’edizione italiana[2] diventa Calendimaggio, una storia d’amore scritta e illustrata per la donna del cuore. Si dice che per scrivere questo racconto, Faulkner abbia preso spunto da un’antica leggenda secondo la quale se un uomo si specchia nell’acqua il primo giorno di maggio vedrà la donna che è destinato a sposare. Il primo di maggio in alcune tradizioni popolari è un giorno di festa perché si celebra l’arrivo della primavera, il ritorno alla vita dopo le gelide scene d’inverno.

A te, saggia e amabile
dedico questo:
una caduta nella tenebra.

Sir Galwyn di Arthgyl è un giovane cavaliere tornato da un lungo viaggio. Ha trovato riposo sulle rive di un torrente «dove l’aria era grigia e aveva il profumo della primavera». Osservando l’acqua, si accorge che un gruppo di piccoli pesci nuota concentrandosi in un solo punto. «Che cosa significa ciò?» chiede il cavaliere. Una piccola figura verde con mille bocche alla sua destra risponde: «Aspetta». E quella è Fame. I pesci si mescolano e si dividono seguendo uno schema ben definito. «Che cosa significa ciò?». «Aspetta», risponde una piccola figura rossa con mille mani alla sua sinistra. E quella è Sofferenza. I pesci si dileguano e nell’acqua compaiono immagini nelle quali Sir Galwyn riconosce i volti e i luoghi che ha odiato e amato durante tutta la vita. Poi vede se stesso, eroe di numerose battaglie, e in ogni scena di lotta si accorge che Fame e Sofferenza gli sono sempre state accanto. «Che cosa significa ciò?». Fame dice: «Guarda!».

E lì nell’acqua scura apparve un volto giovane, tutto roseo e bianco dai lunghi capelli lucenti, simili a una colonna d’acqua splendente nel sole; ed egli pensò ai giacigli bianchi in primavera, e al miele e alla luce del sole.

Sir Galwyn si rende conto che la sua vita non avrà più senso finché non troverà quella giovane donna nel mondo degli uomini. Seguendo il corso del fiume, il cavaliere incontra la principessa Yseult. La donna sta facendo il bagno e quando esce nuda dall’acqua Sir Galwyn sente di aver «trovato la bellezza e la disperazione in una volta sola». Che sia la donna del sogno? Sir Galwyn la corteggia con parole appassionate. Ma l’incanto dura poco: mentre la principessa, ammaliata dai modi del cavaliere, si volta per raccogliere i vestiti, Sir Galwyn monta a cavallo e si allontana. La stessa cosa accade quando incontra la principessa Elys, figlia del Re del Galles, e la principessa Aelia, figlia del principe dei Merovingi; da tutte fugge, dopo averle conquistate, con un inaspettato sospiro di sollievo. Galwyn ammette che le principesse, belle come non ne aveva mai viste, non erano però così diverse da tutte le donne che aveva conosciuto perciò nessuna di loro poteva essere la figura del sogno. Si chiede perché la felicità non riesca a sfiorarlo per più di un attimo.

Secondo me, l’uomo è solo una mosca ronzante che batte il capo contro uno strano mondo, in cerca di qualcosa a cui non sa dare neppure un nome, che non sa riconoscere e che forse non vuole neppure.

«C’è ancora una fanciulla che potrei mostrarvi», dice Fame. Sir Galwyn accetta e insieme cavalcano verso Occidente. Giungono in un luogo che appare familiare, una valle circondata da colline dove l’aria è grigia e ha il profumo della primavera. Sir Galwyn si specchia nel torrente.

La donna che incontrerà il cavaliere di Arthgyl è Sorella Morte. Le opere di Faulkner, come tutte quelle degli scrittori del Sud degli Stati Uniti, sono piene di riferimenti biblici, simboli che rimandano ai precetti cristiani. La morte viene definita Sorella da San Francesco, il religioso che non a caso compare anche in Calendimaggio. San Francesco, nel Cantico delle creature, nomina diverse volte “sora nostra”: riferendosi alla terra («Laudato si, mi Signore, per sora nostra madre Terra»), poi alla luna, all’acqua e alle stelle, e un’ultima volta facendo riferimento alla morte («(…) sora nostra morte corporale») perché, per i cristiani, la morte è un momento di passaggio verso la vita vera, che è quella con Dio, un’autentica occasione di rinascita. E tutto questo ha a che fare con l’amore in un modo che è complicato da comprendere.

In una delle Poesie del Mississippi, Faulkner scrive:

Giacerà là il Tempo, dove mi accostai da giovane
appresso a un corpo per accesa estasi del cuore,
tra le cosce dove bramai morte senza fine?

Se la vita è soltanto «agitarsi senza posa per conquistare ombre senza sostanza» l’incanto dell’amore ideale è destinato a scomparire, condannato a compiersi e a consumarsi nello stesso istante. Calendimaggio è un’opera marginale rispetto alla produzione di William Faulkner ma contiene tutti gli elementi che egli svilupperà nei suoi romanzi più importanti. Sir Galwyn è un disegno approssimato di Quentin Compson, uno dei protagonisti di quel capolavoro che è L’urlo e il furore. Anche in quel caso l’impurità della carne minerà la perfezione dell’amore ideale e una sorella sarà causa di drammi e sofferenze.

William Faulkner è attuale perché scrive dell’eternità, attingendo dalla violenza delle opere di Shakespeare, scandagliando tutte le teorie sul subconscio di Freud e sfruttando l’impeto del flusso di coscienza con uno stile ricco, evocativo, dilatato fino a diventare iperbolico. Il dono che aveva intenzione di dare a Helen Baird attraverso questa fiaba era un’illuminazione, la condivisione di una scoperta sul senso primo dell’esistenza che egli aveva fatto a partire da se stesso, grazie a ciò che quel sentimento aveva scatenato dentro di lui.

 

Ma la domanda vera è: come ha accolto Miss Baird questa romantica “caduta nella tenebra”?

Helen Baird accettò il manoscritto e rifiutò l’amore di Faulkner. Un paio di anni dopo vendette il libro a William B. Wisdom [3] e nel marzo 1927 sposò Guy Lyman. Ma niente accade per caso. Due anni dopo, nel 1929, Estelle divorzia da Franklin e torna ad Oxford con sua figlia Victoria. William regalò alla figlia di lei per l’ottavo compleanno un libro, scritto e illustrato, intitolato The Wishing Tree. Il 20 giugno dello stesso anno, William sposa Estelle, prima e unica moglie, con la quale resterà fino alla fine.

 


[1] Falkner o Faulkner? The real story behind the missing “u” in Fa(u)lkner

[2] Calendimaggio ha una storia editoriale molto complessa. In Italia è stato tradotto da Nicoletta della Casa nel 1989 e pubblicato da RED edizioni, in una versione che contiene anche copia a colori del manoscritto e una bellissima prefazione di Carver Collins, uno dei maggiori studiosi dell’opera di Faulkner. Quell’edizione è fuori catalogo ma si può ancora trovare in qualche libreria più fornita.

[3] William B. Wisdom regalò Mayday alla biblioteca della Tulane University dove si trova ancora oggi.

 

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